Dizionario del dialetto di Genzano di Lucania
In questo straordinario e originale dizionario l’Autore si è prefisso i seguenti obiettivi:
- raccogliere le parole dialettali che o non hanno un corrispondente italiano o, se l’hanno, differiscono nella scrittura e nella pronuncia;
- indicare l’esatto vocabolo italiano (possibilmente accompagnato da sinonimi) e le varie accezioni;
- individuare, ove possibile, l’etimologia ed eventuali forme simili presenti in altre lingue;
Il testo è arricchito, qua e là, da proverbi, pezzi di canti popolari, motti, indovinelli, citazioni di autori italiani richiamati dal lemma, foto di numerosi oggetti e animali. In molti casi sono presenti notizie storiche e culturali illustranti monumenti, conventi, tradizioni, giochi, cibi e ricette.
Dizionario del dialetto di Genzano di Lucania
Il Dizionario del dialetto di Genzano di Lucania di Michele Battaglino mette un altro tassello allo studio sulle lingue parlate nell’Alto Bradano, una zona poco indagata dai linguisti dialettologi. Il libro studia la parlata di Genzano con la conoscenza di una lingua appresa dal vivo fin dalla prima infanzia e con un’indagine scientifica rigorosa. Etimologie e citazioni di scrittori grandi e piccoli arricchiscono questo prezioso volume e lo rendono di piacevole consultazione.
Congratulazioni all’amico Michele, al quale mi lega un lungo percorso di indagini e di studi sull’Alto Bradano.
Complimenti, bravo e grazie, caro amico Michele Battaglino. La comunità genzanese tutta è stata da te risarcita, la grave lacuna è stata da te colmata. Come ha ben scritto la prof.ssa Patrizia Del Puente, nella Prefazione al tuo libro (Dizionario del dialetto di Genzano di Lucania, Pisa. Edizioni ETS, 2021), la tua ricerca sul dialetto genzanese è una pietra straordinaria del muro di contenimento a salvaguardia della perdita della lingua madre di una comunità. I genzanesi ti devono gratitudine.
Un dialetto, proprio perché lingua orale, si evolve e muta, lentamente entra in disuso, nel tempo decade, tende a scomparire e a coprirsi di polvere. Il tuo Dizionario ne ferma la testimonianza nel tempo. La veste tipografica eccellente ne consente un uso rapido e accattivante (è mio auspicio che entri nelle scuole di ogni ordine e grado). La lettura è stimolante, con riferimenti non solo lessicali ed etimologici, arricchiti anche da immagini esplicative, da motti e modi di dire, proverbi, ipocoristici di nomi, toponimi, nozioni storiche su monumenti, gastronomia, giochi, aspetti vari della tradizione culturale genzanese.
Grazie ancora, Michele, e buona e feconda lettura per i genzanesi.
Quando ho sfogliato il Dizionario del dialetto di Genzano di Lucania (Pisa, Edizioni ETS,
febbraio 2021, pp 274, euro 25) di Michele Battaglino, dopo aver letto la Nota introduttiva dell’Autore mi sono sentito come un bambino che abbia imparato tutto sugli elefanti dalle enciclopedie e dai documentari ma che non abbia mai visto un esemplare vero e che quando ciò gli accade sperimenti stupore e meraviglia. Ebbene, sì: ho sperimentato stupore e meraviglia nel rigirarmi fra le mani il lavoro che è costato a Battaglino decenni di ricerche, studi nelle biblioteche e fra i “parlanti”, e infine metodo, per poter restituire al tutto una logica e una coerenza. Ed è per l’appunto quest’ultima fase del grande sforzo dell’Autore che mi ha fatto andare il pensiero alla deriva. Mi spiego meglio. Sapevo bene che, ad esempio, la tradizione orale degli aedi precede temporalmente i poemi (scritti) di Omero e che la “Divina Commedia” viene prima della lingua italiana, ma non avevo mai visto compiere il miracolo. Poi, per la prima volta, nei pochi centimetri cubici di carta del Dizionario di Battaglino, ho avuto fra le mani secoli di tradizione linguistica, lasciata libera di evolversi sotto mille influenze, soggetta alle leggi della variazione e della selezione, finalmente codificata in quel manipolo di leggi di composizione, chiamato ‘grammatica’, dove l’eccezione se la gioca alla pari col rigore.
Eh sì! Lo sapevo bene che viene sempre prima il linguaggio e dopo la sintassi, ma ora ho anche visto con i miei occhi qual è la dinamica che porta a quella trasformazione che poi nelle scuole si ribalta producendo aridità. E intanto le lingue – tutte, indistintamente – evolvono. Ciò adduce ancora un altro merito all’impresa di Battaglino, perché egli, nelle pagine che dona alla sua comunità (e non solo), è riuscito a fermare (come in una foto) un paesaggio che era già andato quasi perso. Con esso sarebbe scivolata via anche tutta la tradizione (storica, sociale, emotiva) che s’era incrostata nella lingua. Pescare, anche a caso, fra i circa cinquemila termini riportati nel dizionario, può portare in posti e in tempi inimmaginabili, risvegliare ricordi, far riemergere situazioni, speranze, gioie, sofferenze, guerre, carestie, riti … e la lista sarebbe, forse, senza fine.
Dunque, Battaglino non si è limitato a formulare un bestiario, a riportare una mera compilazione di lemmi. Il suo è un lavoro di tassonomia linguistica: ha estorto dall’uso regole, sia fonetiche che sintattiche, restituendo al dialetto la dignità propria di una lingua.
Infine, una ricca varietà di aneddoti, proverbi, tradizioni, giochi, cibi e ricette traghetta il tutto in un contesto più ampio che mette in connessione, come già ho accennato, il parlare con l’esistere.
Una dettagliata introduzione di Patrizia Del Puente, glottologa dell’Università di Basilicata e già da molti anni impegnata nella riesumazione dei dialetti lucani, va a sottolineare l’importanza scientifica del lavoro di Battaglino, che si conclude con una ricca bibliografia e una serie di indici che la dicono lunga sull’immane fatica necessaria per raggiungere il traguardo.
Il Dizionario del dialetto di Genzano di Lucania (Pisa, Edizioni ETS, 2021, pp. 274) di Michele Battaglino non è un semplice elenco di lemmi dialettali seguiti dalla traduzione in italiano, come potrebbe indicare il titolo, ma un’opera molto più ricca e articolata. Infatti, esso contiene anche diverse informazioni linguistiche, culturali, storiche, culinarie, etnografiche, paremiologiche, ludiche. Sono informazioni sintetiche, ma precise, perché ricavate da libri sulla storia, sulla cultura e sulle tradizioni genzanesi già pubblicati dall’Autore, nei quali tutto è debitamente e ampiamente documentato. Certo, bisognerebbe aver letto queste pubblicazioni. Porto solo due esempi. Castiddë,
‘castello’ esistente sul sito dell’attuale Municipio, era descritto in Genzano di Lucania dal 1333 al 1616 (Pisa, Edizioni ETS, 2015, pp. 36-40) e in Aquilina di Monteserico (Venosa, Osanna edizioni, 2008, p. 16). Per Cavaddinë (Fundana Cavaddinë) si veda soprattutto il saggio titolato Il toponimo Cavallina a Genzano di Lucania (Acerenza, Telemaco edizioni, 2014, pp. 6-14).
Un’altra rilevante e originale caratteristica è la dimensione educativo-culturale. I vocaboli dialettali sono accompagnati da una traduzione italiana dettagliata (con espressioni chiare e appropriate, con opportuni sinonimi e con la definizione delle diverse accezioni). Il Dizionario si presenta come uno strumento estremamente efficace non solo per la comprensione del dialetto ma anche per l’acquisizione di una corretta conoscenza dell’italiano. Pertanto il libro sarebbe molto utile a studenti e professionisti che volessero verificare e migliorare le loro competenze linguistiche. Ho l’impressione che Michele Battaglino, docente di Lettere per venti anni e preside di liceo classico per altrettanto tempo, abbia tenuto presente proprio questa fascia di probabili lettori. In ciò sta la dimensione educativa cui accennavo.
Quanto alle etimologie, vengono riportate quelle già individuate da altri studiosi per certe parole, mentre per altre si avanzano proposte personali. A volte si suggeriscono e si dimostrano soluzioni diverse da quelle correnti, come nel caso di zë mënúrchië tradotto ‘(figura mostruosa) avente un solo arto, una sola gamba’, perché lo si fa derivare dal gr. μονόκωλος e dal lat. mŏnŏcōlŏs.
Arricchiscono il testo una nota introduttiva su fonologia, grammatica e sintassi del dialetto genzanese, tante piccole foto a colori di animali e oggetti, pezzi di canti popolari, motti e modi di dire, una nutrita bibliografia e un’interessante Prefazione di Patrizia Del Puente, docente di Glottologia presso l’Università della Basilicata.
Infine vorrei menzionare un altro non piccolo merito dell’Autore: aver affermato e dimostrato che il dialetto genzanese, come ogni dialetto, è un sistema linguistico ben codificato, avente norme precise anche se solo orali, trasmesse di generazione in generazione. E, per sottolineare questo valore di lingua, inserisce spesso nel Dizionario citazioni di scrittori e poeti italiani, richiamati dal lemma. Ecco un esempio: a proposito di traturë ‘cassetto’ è citato un passo di una lettera di Giacomo Leopardi al fratello Carlo scritta a Bologna nel 1825: «nel tiratore di mezzo troverai un involto di carte chiuso con uno spago».
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