Filippetto de Marinis, figlio di Giovan Andrea, marchese di Genzano e principe di Striano (NA), fu
decapitato a Napoli il 1° ottobre 1799, per aver ricoperto incarichi importanti durante la Repubblica Napoletana del 1799. La figura di questo giovane, morto a ventun anni, rimasta per lungo tempo avvolta dalla leggenda, è stata finalmente studiata, analizzata e chiarita da Michele Battaglino in un saggio rigoroso e approfondito (Filippetto de Marinis, Pisa, Edizioni ETS, 2020, pp. 130).
L’Autore ne ricostruisce la biografia, l’attività politica e militare, il processo e la morte servendosi
di documenti originali, come i Registri dei battezzati e i Registri dei morti, ora custoditi presso la Parrocchia napoletana di s. Maria Incoronatella della Pietà dei Turchini, e l’Estratto dei verbali del processo. I citati registri gli permettono di ripristinare la correttezza di certe date, fra cui l’età di Filippetto: ventun anni, essendo nato il 2 maggio 1778, e non sedici (Atto Vannucci, I martiri della libertà italiana dal 1794 al 1848, vol. I, Milano, 1887, p. 99) o diciotto (François Joseph Pamphile Lacroix, Notes pour servir au développement de l’histoire de la guerre de Naples en l’an 7, 1982, p. 153) o diciannove (Mariano D’Ayala, Vite degl’italiani benemeriti della libertà e della patria: morti combattendo, Firenze, 1868, p. 236) o venti…
Notizie sul processo vengono ricavate da un manoscritto esistente nell’Archivio di Stato di Napoli (Pignatelli Strongoli, I parte, fascio 73 bis, fascicolo 111) intitolato Copia del processo per i rei di Stato Don Ferdinando, Don Mario e Don Vincenzo Pignatelli Strongoli, D. Filippo Marini Genzano e Bartolomeo Apicelli, datato 22 settembre 1799. Questo manoscritto è un estratto fatto compilare dalla famiglia Pignatelli Strongoli e contiene soprattutto le audizioni dei tre fratelli Pignatelli Strongoli e di diversi testimoni e, solo in parte, quelle dei testimoni contro Filippetto.
Poiché, per ordine di Ferdinando IV (con editto del 24-I-1800) tutto ciò che riguardava i detestati fautori della Repubblica doveva scomparire, furono eliminati anche i verbali dei processi. Pertanto, solo attraverso l’estratto Pignatelli Strongoli è stato possibile ricostruire le fasi del processo, le accuse e l’attività rivoluzionaria di Filippetto, prima sergente nella Guardia Nazionale, poi tenente nella compagnia di Niccolò Pacifico e, infine, aiutante di campo del generale Pasquale Matera.
Battaglino passa al setaccio le informazioni, sempre parziali e spesso errate, tramandateci dagli studiosi ottocenteschi e novecenteschi che menzionano il Marchesino. Per esempio, analizzando il racconto che, sulla base di quanto soleva ripetere il padre Raffaele, ne fa Luigi Settembrini ne Le ricordanze della mia vita (Milano, Feltrinelli, 1961, pp. 4-7), evidenzia una serie di errori: Filippetto non fu rinchiuso nel carcere di Santo Stefano (ma in qualche fortezza cittadina, forse proprio nei Granili, dove fu tenuto inizialmente Raffaele); nel 1799 in casa de Marinis non esisteva nessuna marchesa madre perché Elisabetta Caracciolo, madre di Filippetto, era deceduta il 1779 e Costanza d’Avalos, madre di Giovan Andrea, era morta il 23 febbraio 1790; Filippetto non aveva diciotto anni ma ventuno; Vincenzo Pignatelli Strongoli non fu imprigionato a Santo Stefano, ma in Castelnuovo, come dice lui stesso nelle sue Memorie, pubblicate postume da Giuseppe Ceci (Un generale napoletano del decennio. Vincenzo Pignatelli Strongoli, Napoli, 1923, p. 43).
Fra l’altro, viene accertata la data dell’arresto, che non è il 13 giugno, come riportato da scrittori locali (secondo i quali sarebbe stato scovato dalle guardie borboniche tra Poggiomarino e Striano, altri feudi di famiglia), ma il 12 luglio 1799 mentre tentava di fuggire vestito con uniforme francese dopo la capitolazione di Castel Sant’Elmo, dove si era asserragliato con altri rivoluzionari (p. 76).
Il libro, scritto con linguaggio preciso, essenziale, attento ai fatti, scientificamente documentato e, quindi, ricco di note e di riferimenti bibliografici, si apre con una sintetica storia della famiglia de Marinis, feudatari dell’odierno Genzano di Lucania (PZ), riporta diverse foto e tutte le pagine dell’Estratto del processo e si chiude con un’ampia Bibliografia e un dettagliato Indice analitico dei nomi e delle cose notevoli. Impreziosisce il volume l’artistica copertina, che riproduce un quadro di Domenico Pellegrini, intitolato Filippo e Costanza de Marinis come Amore e Psiche. Qui Filippetto ha solo dodici anni, ma questo è l’unico ritratto che resta di lui.